sabato 29 giugno 2013

Tobruch - Diario da una buca - 21° Giorno




Martedì 21/10 – 1941 – XIX

 

Orlate di sabbia rovente si allungano silenziose le canne delle armi.
Luccicano in dormiveglia quasi avessero mille occhi socchiusi.
Si aggrappano intorno ad esse munizioni ed attrezzi, qualche casco, sbiancato dal sole e in abbandono sulla sabbia morbida.
Nessuno in vista.
Il caposaldo dorme all’afa.  Ma no!  Non dorme.
Ora, quasi soffocato dallo spazio che ci circonda, giunge a me un chiacchierio serrato e animoso, punteggiato da risate.
Cosa hanno i miei taciturni compagni, usi ai lunghi silenzi dell’attesa?
Giungono notizie forse, ed anche gustose a giudicare dall’allegria che ne sottolinea l’arrivo.
Perbacco!  Ora esagerano.
Il gruppo s’anima sempre più clamoroso.
Che accade?
La notizia è importantissima dunque.
L’animazione con cui è accolta vince la mia pigrizia.
Mi alzo e vado.
Son tutti là, sotto le postazioni, che si agitano vivaci, come bimbi intorno ad un compagno stranamente taciturno e scontroso.
E’ in imbarazzo, l’asso della mitragliera non risponde pronto come sempre ai frizzi amichevoli di cui sembra essere oggetto; e non risponde nemmeno alle mie domande niente affatto ironiche.
Sembra angustiato dal chiasso ma gli luccicano gli occhi vigili; sul viso serio arieggia timido un sorriso.
“Sai!”
Mi dice sommesso e quasi a malincuore
 
Vi lascio, vado in Italia!”
Il sorriso però si accentua, uno strano sorriso, ove l’attesa ed il presente mescolano gioia e dolore.
 
“Alda mi aspetta!”
Continua animandosi.
“Ci sposiamo, costruiamo il nostro nido, e sarà nido da mitragliere dal polso fermo e l’occhio lungo!”
 
Poi rivolgendosi ad uno degli astanti.
“Ti lascio la mitraglia, Gino, falla cantare, ma non crederla tua per sempre, tornerò a riprendermela più deciso, più tranquillo dopo la breve felicità goduta.”
Tutti tacciono; la commozione, che finora hanno nascosto gelosamente sotto l’allegria, la vince; chiude loro la gola, impedisce gli addii.
L’asso della mitraglia non parla e bruscamente si stacca da noi; s’avvia velocemente, quasi volesse sfuggire ai sentimenti che battono in lui.
La sua ombra si staglia ancora un minuto nella luce della sera, calata ad un tratto.
La stella polare occhieggia, quasi guidandolo.
Là è l’Italia!
 
Caporal Maggiore Carmine Peluso
 

domenica 9 giugno 2013

Tobruch - Diario da una buca - 20° Giorno



Lunedì 20/10 – 1941 – XIX

 
I grandi avvenimenti che ogni giorno vanno sempre più realizzandosi sul fronte orientale, ove il mondo assiste alla più impressionante campagna che la storia conosca e alle più strepitose vittorie che mai siano state registrate, sono fatalmente destinati a distogliere l’attenzione del grosso pubblico da ciò che avviene in Africa settentrionale.
Ma non solo, passa in secondo ordine anche la disperata eroica resistenza che ancora tenacemente oppongono al nemico i nostri camerati in Africa Orientale ove la cessazione della stagione delle piogge aveva fatto nascere nuove speranze a tutte le Razze raccolte dall’Inghilterra contro di noi, nei territori del nostro Impero.
Non c’è chi non veda che ciò è perfettamente logico e naturale.
Non c’è chi non se ne renda perfettamente conto.
E come noi se ne renderanno conto i nostri fratelli che ancora lottano con estremo coraggio in A.O.I. anche perché in fondo ognuno di noi sa benissimo che se l’interesse e polarizzato verso l’oriente europeo il cuore degli Italiani è sempre rivolto all’Africa ed a noi che qui combattiamo duramente da sedici mesi contro l’odiato nemico.
Non è lontano il giorno che richiamerà verso di noi l’attenzione del mondo e qui, ancora una volta, saranno giuocate delle carte di fondamentale importanza per gli sviluppi del conflitto.
Quel giorno, quella che è stata la nostra esistenza, quel che rappresenta il nostro terreno, quel che ha voluto dire per il nemico il nostro fronte, quel giorno tutto apparirà nella sua luce migliore e tutti ci daranno atto della funzione da noi esercitata nel vasto quadro della guerra in corso in questa vecchia Europa in cerca di pace.
Ma questa volta vera pace, con giustizia per tutti i popoli.
Intanto dobbiamo tener duro e la parola d’ordine trova in tutti noi, dai capi all’ultimo gregario, piena comprensione in assoluta disciplina e vero entusiasmo. 
Senza impazienza, sicuri che arriverà la nostra ora; noi vigiliamo e rendiamo difficile la vita al nemico. Per noi non ci sono soste, non ci sono pause, la battaglia continua!
Giustamente uno dei nostri capi ebbe a dire che ci si deve considerare sempre in combattimento. Il combattimento non conosce solo le frasi previste dalle regolamentazioni ma è fatto anche di vigile attesa attiva durante la quale non bisogna dar tregua al nemico così che esso non si consideri mai tranquillo.
E anche quando il bollettino dice che sul fronte Marmarico non c’è stato niente di nuovo noi sappiamo che il nemico quella notte non ha dormito, perché non gli abbiamo dato pace. Né gli daremo pace fino a che non se ne sarà andato dall’Egitto e dall’Africa.
Su questo gli Inglesi possono essere certi e star sicuri poiché abbiamo troppi vecchi conti e nuovi da regolare.
Il mondo intero dovrà domani erigere ai nostri eroi, ai nostri caduti, un eterno monumento di gratitudine, che noi veramente avremo salvato il mondo da un’insopportabile schiavitù, la schiavitù dell’oro.
In questa immane lotta fra l’oro ed il sangue, come ebbe a dire il Duce, non c’è possibilità di scelta; la vittoria è dei popoli giovani.
 
Caporalmaggiore Carmine Peluso